IL POKER ALLA PARIGI-ROUBAIX DI ROGER DE VLAEMINCK

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Roger De Vlaeminck sul pavè della Parigi-Roubaix – da gazzetta.it

articolo tratto da Allez-operazione ciclismo

Un manto di pietre che si inerpica nella campagna della Francia settentrionale, chiazze d’asfalto che, di tanto in tanto, spezzano la monotonia del pavè duro, viscido ma terribilmente affascinante, una nuvola di polvere che si alza al passaggio dei corridori. Un inferno. Ma anche un inferno come questo può avere il suo re. La Parigi–Roubaix, l’inferno del Nord, ha avuto il suo dominatore, il suo re in Roger De Vlaeminck.

Il pavè, un incubo per tutti, per De Valeminck era un sogno. Quel sogno che comincia da bambino e che matura in una terra, come quella belga, dove il pavè è nel DNA di ogni corridore. Le vibrazioni e le oscillazioni della bicicletta non facevano paura, Roger danzava sul pavè come se quelle stradine di campagna fossero il suo giardino di casa. Quattro vittorie, quattro secondi e due terzi posti gli valsero l’appellativo di Monsieur Roubaix.

De Vlaeminck era l’unico corridore in grado di contrastare il dominio del “cannibale” Eddy Merckx nelle classiche, l’unico che non aveva paura di attaccarlo, di sfidarlo, di mostrargli la sua forza, di fargli capire che sulle pietre il “cannibale” era lui, il “Gitano di Eelko”, come era soprannominato per la sua carnagione scura.

Ogni vittoria di Monsieur Roubaix era un concentrato di potenza, di fantasia e di coraggio. Vittorie da finisseur, paurose progressioni nei tratti di pavè più duri, sprint regali nel Velodromo di Roubaix, questo era De Vlaeminck e la sua fantastica storia nella Regina delle Classiche.

È una corsa che va assecondata, se la aggredisci avrà sempre ragione lei“. Così la pensava Roger sull’Inferno del Nord. Una corsa che gli ha dato molto e che lui rispettava, perché solo rispettandolo si può domare il pavè, solo rispettandolo si può non aver paura di lui, della fatica, delle cadute, delle forature. Solo con profondo rispetto delle pietre che hanno scritto la storia del ciclismo si può diventare Monsieur Roubaix.

Roger De Vlaeminck, tuttavia, non è ricordato solo ed esclusivamente per i suoi trionfi alla Parigi–Roubaix. Egli è, infatti, l’unico corridore, insieme a Eddy Merckx e a Rik Van Looy, ad aver vinto tutte e cinque le Classiche Monumento. Un Giro delle Fiandre, tre Milano–Sanremo, una Liegi-Bastogne-Liegi e due Giri di Lombardia oltre a molte vittorie nelle altre classiche, lo fanno uno dei giganti della storia del ciclismo. Fisico possente, passista imponente, forte in volata e discreto in salita: queste le straordinarie doti atletiche di De Vlaeminck che gli hanno permesso di imporsi in qualsiasi tipo di percorso. Non va dimenticato, a proposito, anche il quarto posto finale al Giro 1975. Un feeling particolare quello con la Corsa Rosa dall’alto delle nove partecipazioni, delle 22 vittorie e delle tre Maglie Ciclamino conquistate. Un altro incredibile record è rappresentato dai sei successi consecutivi, dal 1972 al 1977, nella Tirreno–Adriatico.

Una carriera ricca di trionfi, arricchita dal mito delle pietre e dalla capacità di De Vlaeminck di domarle più di chiunque altro. Un maestro del pavè che non aveva paura di niente, che affrontava a testa bassa le asperità della strada e che, con la sua tenacia e con la sua potenza, attaccava gli avversari per involarsi al traguardo da padrone. Un record, il suo, di quattro vittorie nell’Inferno del Nord ancora imbattutto ma solamente eguagliato da Tom Boonen, un altro che sul pavè ha costruito il suo mito.

Il Signor Roubaix che danzava nell’inferno delle pietre, che nella polvere e nel fango ha costruito la sua leggenda. Un meraviglioso esempio di come un uomo riesca a rispettare le stesse pietre che si impregnavano del suo sudore, le stesse pietre che gli hanno dato la gloria, le stesse pietre che hanno fatto di corridori degli eroi. Perché, in fondo, questo era Monsieur Roubaix.

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